Riflessioni allo Specchio

Da un po’ di tempo, circa un mesetto, sto avendo parecchi problemi con la compagnia fornitrice di elettricità. Hard disk bruciati, UPS stremati che commettono seppuku, lavoro perso a caso tra un salvataggio e l’altro a cui non arrivo per blackout. E sta comportando qualcosa che non mi aspettavo, su cui non mi soffermavo da tempo, e per il quale non riesco a perdonarli: mi sono trovato a riflettere.

Per quanto all’apparenza banale, è qualcosa che sono riuscito ad evitare per anni. Ma oggi, qui ed ora, non potendo uscire per lavorare (febbre), non potendo leggere a causa del buio, e non potendo giocare o chiacchierare con qualcuno, ho iniziato a pensare. Male, molto male.

Sono passato dal blog, per vedere se ci fossero stati aggiornamenti, a parte i soliti spammer che boh, contenti loro… Ho letto una frase di chiusura, al termine di un lungo post del 2006: “Cos’è che sto cercando?”

Mi sono reso conto che, senza fare citazioni dirette, questo paese mi ha trasformato finalmente in un apatico come solo la DDR ne è stata in grado, solo che la mia condizione come quella di moltissimi italiani è peggiore. Sarei dovuto scappare quando ne ho avuto occasione ma si sa, sono testardo, le cause perse non mi hanno spaventato. E così sono morto, combattendo una causa persa in partenza che nessuno poteva vincere. Oggi, forse, qualcosa sta cambiando, ma io e molti altri ci troviamo nel mezzo, tra quelli che stanno lottando e cambiando questo paese e tra quelli che si aggrappano mani, braccia e gambe, saldi sul loro status quo. E io? Io, mi sono chiesto? Con chi sto, io? Cosa sono, io? Cosa sto cercando, io? Rifacendomi al vecchio detto, mi sono chiesto: “sto forse aiutando e/o sono parte della soluzione?” — “No, almeno non più.” — “E allora sono (diventato, mio malgrado) parte del problema.”

Il realizzarlo, mi ha stroncato. Ha stroncato qualunque mio processo cognitivo. Tutto ha trovato una risposta. Perché sono infelice? Perché sono diventato apatico, parte del problema. Perché mi rattristo se X o Y si divertono senza di me facendo questo o quello? Perché sono diventato apatico, parte del problema, e fanno qualcosa che io non posso più fare: coltivare delle passioni. Le mie passioni sono inaridite, secche, stanche e morte. Non suono da tantissimo tempo, provo solo agonia nel pensarci, e fino a qualche anno fa era per me ragion di vita. Diavolo, ho vinto fior di concorsi internazionali di composizione, non ero manco male. Eppure non ricordo neanche più quand’è stata l’ultima volta in cui ho composto un pezzo, brutto o bello che sia.

Certo, ho coltivato altre passioni, ho lavorato, ho curato una relazione stabile con la mia ragazza, però… davvero stiamo dicendo che video editing e gaming montage era esattamente ciò che volevo fare come passatempo? Davvero mi state dicendo che nonostante i miei ottimi scritti, sarei finito a scrivere script per un mio canale YouTube? Davvero, tra tutti i musicisti della demoscene che conosco, molti ne vivono, due hanno fondato una casa discografica, e io sono l’unico che non suona più nemmeno per divertimento? Cosa c’è di diverso tra me ed il resto del mondo?

L’Italia. Patria dei demotivatori. Di quelli che “lo fai solo per farti notare”, di quelli che “trovati un lavoro di giorno”, di quelli che “si, vabé, mo’ tra tutti i musicisti/disegnatori del mondo vinci proprio tu”. Non importa se effettivamente si, ho vinto proprio io, perché irrimediabilmente, anche se supponiamo il contrario, arriva per tutti il tempo in cui si viene spezzati dal peso dei demotivatori. L’unica speranza è lasciarli al loro piccolo stato ed emigrare. Eppur son sempre tornato, convinto di dover cacciare i ladri dall’Italia, del non dover più lasciar accadere che i migliori abbandonassero la terra in cui sono nati a causa della merda che li circonda. Avevo ragione, ma quanto avevo torto. È ancor facile liberarsi dai criminali, ma come puoi mai liberarti dal provincialismo? Dalle accuse di populismo? Dai “meglio pedofilo che ricchione”? Dagli “in fondo in fondo era un po’ puttana e ci stava, altro che stupro”? Da “l’evasione fiscale è un sistema legittimo per liberarsi dall’oppressione fiscale”? Dal “non mi preoccupo, perché in fondo mi rimane Dio”? Dal “tutta colpa dell’Euro”? Dal “tutta colpa della Merkel”? Dal “si stava meglio quando si stava peggio”? Dal “Dux Mea Lux”? Dal “questi cazzo di comunisti andrebbero impiccati uno a uno, dai retta a me”?

Noi siamo l’Inferno che avete dentro, noi siamo il sogno che non vivrete mai. Noi siamo lo specchio che non guardate per non riconoscervi in lui.

Citando Caparezza, è tutta colpa mia, faccio il mea culpa per la situazione che mi aveva tolto la gioia di vivere. Perché in fondo so, al contrario dei mangiatori di fango e merda che mi circondano, che tutto ciò che succede non è colpa di altri, è colpa nostra. È colpa mia. Perché se non si è parte della soluzione, allora, si è solamente ed inevitabilmente parte del problema.

Io sarò per sempre un mostro orribile, come puoi amare me?

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