My December

Questo è il mio dicembre, questo è il mio tempo dell’anno. Questo è il mio dicembre, questo sono io da solo, questo sono io facendo finta che questo è tutto ciò di cui ho bisogno. Desidererei non sentirmi come se ci fosse qualcosa che mi manchi. E rimangerei tutte le cose che ti ho detto facendoti sentire così. E darei via tutto quanto solo per avere un posto dove andare… darei tutto via, per avere qualcuno da cui tornare…

Anno dopo anno.

Anche i gabbiani dormono

Oggi ho visto Rattle and Hum, e d’improvviso m’è salita l’angoscia, la tipica angoscia che mi assale in certi momenti. Tanta è stata la botta che ho deciso, alle 5:00 di mattina, di rivestirmi, entrare in macchina ed uscire di casa. Tra me e me pensavo “ci son due tipi di persone che escono alle 5 di casa: i ladri ed i fornai”, frase che per la prima volta capii essere errata, in quanto avevo tralasciato gli addetti ai pescherecci. Ma divago.

Nel lento aspettar ch’il sol sorgesse, navigavo a pel di memoria. Ricordi di un’era passata, seppur trattasi di pochi anni fa. Chiamate oltre oceano ad arzille ragazze sparse un pò per i continenti, lunghe/semieterne passeggiate, albe e tramonti, liriche e prose, amici e vizi. Un pò come l’acqua marina mattutina, che va sia al largo che a riva. Il vento che increspa e muove l’acqua portandola verso il largo, quella stess’acqua che incessantemente spinge se stessa verso la riva, ed il tutto a pel d’acqua, tanto più che si stenta a capir cosa va dove, eppur si scorge l’acqua andare in tutte e due le direzioni contemporaneamente. Allo stesso modo la mia anima va dalla parte opposta del mio corpo, tanto più che fatico a capir chi abbia torto, ma forse entrambi han ragione, “come due tipi che discutono e nessuno ha ragione, on and on and on and on”.

E di lì a poco capii altresì che, così come i ricchi piangono, i gabbiani dormono, anche se hanno la sveglia puntata all’alba. Così come i corvi, anche se non ho capito cosa ci facessero i corvi in spiaggia coi gabbiani. Ma divago, tanto per cambiare.

La rabbia montava in me mentre realizzavo di non essere affatto cambiato. Sono solo un pò più ricco, un pò meno solo, con un pò meno amici, ma con gli stessi talenti. E mi sento come nella parabola dei talenti. In parte prego affinché morte o apocalisse arrivino presto a livellare le anime, affinché io possa giustificarne il seppellimento o, quantomeno, il non utilizzo. Se da una parte non credo in Dio quindi, dall’altra spero esista. Il che, per me, è quantomeno strano.

Il sole si leva, asciugando le lacrime porte al vento, lasciando iniziare un nuovo giorno. A cui seguirà un nuovo pomeriggio, una nuova sera, ed una nuova notte.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.

Soldati, alle Armi

Non so per quanto tempo ancora reggerà questo piccolo luogo nefasto a forma di stato che i più arditi chiamano Italia. Vedo una costante presenza di forma vitale (più o meno) dallo scarso intelletto e dalla scarsa consapevolezza che i più (in ogni senso, spesso negativo) chiamano italiani.

Questo piccolo paese, governato da piccole persone con piccole menti, e guarda caso dedita alla piccola criminalità sta collassando. E tutto ciò che ne esce è un’ennesima caccia alle streghe. O per dirla in termini un po’ più aggiornati, una mediatica caccia allo straniero.

Ah, e m’ero quasi scordato la “corsa alla solidarietà all’Abruzzo”. Io di notte dopo qualche scossa che purtroppo sento ancora, ogni tanto mi metto a piangere. Ricordo la gente che lodava il governo, lodava la protezione civile, lodava tutti, e nello stesso tempo parte della mia famiglia moriva sotto le macerie, non perché non ci fosse gente o perché non potesse essere aiutata, ma perché non erano autorizzati a farlo.

“Big deal” direte voi, ma cosa significa? Significa che la gente che sapeva che altra gente era sotto quelle macerie ha dovuto aspettare che ne estraessero i cadaveri. Significa che i vicini, i parenti, chiunque fosse per strada che volesse aiutare scavando con mani e denti se necessario per aiutare quelle persone è stato fermato dalle autorità. E le autorità non potevano intervenire perché non erano autorizzate dalla protezione civile. E la gente che doveva dare l’autorizzazione era scappata alle 10 a Roma, perché “non c’è alcun pericolo” vale solo per i civili, non per le autorità. E la gente, i vicini di casa lì fuori, ad aspettare dalle 6 le 7 di mattina, senza poter fare nulla, senza poter aiutare nessuno, ad aspettare fino a che alle 5 di pomeriggio non hanno estratto 5 cadaveri da quelle stesse macerie, incluso un cazzo di bambino di 10 anni, che se fosse stato aiutato per tempo si sarebbe quasi sicuramente salvato.

E nonostante tutto questo, la povera gente come me deve sentir parlare dei coglioni (e non in quanto comunisti, ma in quanto tali) che lodano chiunque, che non sanno come stanno le cose, che parlano per sentito dire e luoghi comuni, che assaltano qualunque preda venga fornita loro, non perché vogliano farlo ma perché sentono di doverlo fare, anche se non sanno con chi lo stanno facendo, ma è stato indicato loro, quindi deve essere per forza essere colpevole.

Se tacci tali persone di essere xenofobe o semplicemente stupide avrai la risposta standard: “non sono io il razzista! sei tu il comunista/protettore di questi animali/”. Se tacci queste persone di essere degli idioti che parlano parlano solo per dare aria alla bocca, come dei pappagalli ammaestrati, senza conoscere i fatti, ti diranno che loro li conoscono benissimo, sei tu a non conoscere i fatti e/o ad essere un dannato comunista. Oppure, cosa che non sentivo più dal ventennio (anche se non posso dire di averlo sentito di mio, ma le registrazioni esistono per questo), di non essere degno/fiero di essere italiano o, Dio ce ne scampi, di essere un nemico dell’Italia.

Vane sono le richieste di usare il proprio cervello al posto di essere dipendenti dai pensieri altrui. “Cervello?” ti risponderebbero, “Che cos’è un cervello? A cosa serve? Siamo nel nuovo millennio, non siamo noi a pensare, sono gli statisti/mediatici a dir noi a cosa dobbiamo pensare. E poi era scritto anche nel giornale, perciò dev’essere tutto vero!”. O no?

Come disse il saggio, tutti i discorsi xenofobi iniziano con “Io non sono razzista”. E per citare nuovamente Eleanor Roosvelt (spero mi perdoni per l’uso spropositato che faccio di questa sua frase): “Le grandi menti parlano di idee, le menti mediocri parlano di fatti, le menti povere parlano di persone”.

Sempre più spesso mi trovo a rimpiangere la vecchia Italia della “pizza, spaghetti e mandolino”. Mi ritrovo in una Italia in cui gli spaghetti sono stati rimpiazzati dagli hamburger ed il mandolino dal manganello. E la cosa più triste è che a quasi tutti piace questa nuova Italia. Non importa se (perdonatemi il paradosso) avanziamo verso un’arretratezza che mai al mondo avrei sognato. Quello che ai nostri occhi appare è solo un benessere globale tutto nostro, che gli altri (dannati extracomunitari!) vorrebbero anche per loro, ma che è solo nostro, ed allora sono anche disposti a rubarcelo! Che in realtà siano cazzate non importa a nessuno, perché nel paese dell’omertà, ognuno si fa i cazzi propri.

Tanto per citare esempi di “criminalità straniera”: a Trieste poco tempo fa un tunisino è stato rapinato da un triestino. A Napoli una coppia di giovani turisti è stata rapinata, ma sono riusciti a fermare il ladruncolo: vedendo arrivare la gente pensarono, come riportato anche ai giornali “ma tu guarda, non è vero quello che dicono degli italiani, che sono tutti criminali e roba del genere, ci stanno venendo tutti ad aiutare”. Poi li hanno picchiati (i napoletani ai turisti), hanno ridato la refurtiva al ragazzino, l’hanno fatto scappare, hanno continuato a picchiare i turisti e poi sono scappati.

Vorrei chiudere questo post (evitando altre riflessioni che non sono ancora disposto a rendere pubbliche) con una frase di Einstein: “Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta verrà combattuta con pietre e bastoni”.

Ed io sono qui, in attesa di un cenno, armato fino ai denti e pronto alla guerra.

Si accendano le luci, si alzi il sipario, che entrino gli attori.

Vita e Punti di Vista

Un professore, prima di iniziare la sua lezione di filosofia, pose alcuni oggetti davanti a sé, sulla cattedra. Senza dire nulla, quando la lezione iniziò, prese un grosso barattolo di maionese vuoto e lo riempì con delle palline da golf. Domandò quindi ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di si. Allora, il professore rovesciò dentro il barattolo una scatola di sassolini, scuotendolo leggermente. I sassolini occuparono gli spazi fra le palline da golf. Domandò quindi, di nuovo, ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di si. Il professore, rovesciò dentro il barattolo una scatola di sabbia. Naturalmente, la sabbia occupò tutti gli spazi liberi. Egli domandò ancora una volta agli studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero con un si unanime. Il professore tirò fuori da sotto la cattedra due bicchieri di vino rosso e li rovesciò interamente dentro il barattolo, riempiendo tutto lo spazio fra i granelli di sabbia. Gli studenti risero! «Ora», disse il professore quando la risata finì, «vorrei che voi consideraste questo barattolo la vostra vita. Le palline da golf sono le cose importanti; la vostra famiglia, i vostri figli, la vostra salute, i vostri amici e le cose che preferite; cose che se rimanessero dopo che tutto il resto fosse perduto riempirebbero comunque la vostra esistenza.» «I sassolini sono le altre cose che contano, come il vostro lavoro, la vostra casa, l’automobile. La sabbia è tutto il resto, le piccole cose.» «Se metteste nel barattolo per prima la sabbia», continuò, «non resterebbe spazio per i sassolini e per le palline da golf. Lo stesso accade per la vita. Se usate tutto il vostro tempo e la vostra energia per le piccole cose, non vi potrete mai dedicare alle cose che per voi sono veramente importanti.» «Curatevi delle cose che sono fondamentali per la vostra felicità. Giocate con i vostri figli, tenete sotto controllo la vostra salute. Portate il vostro partner a cena fuori. Giocate altre 18 buche! Fatevi un altro giro sugli sci! C’è sempre tempo per sistemare la casa e per buttare l’immondizia. Dedicatevi prima di tutto alle palline da golf, le cose che contano sul serio. Definite le vostre priorità, tutto il resto è solo sabbia». Una studentessa alzò la mano e chiese che cosa rappresentasse il vino. Il professore sorrise. «Sono contento che tu l’abbia chiesto. Serve solo a dimostrare che per quanto possa sembrae piena la tua vita: c’è sempre spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico».

Corri, Guerriero Lupo, Corri

Run, wolf warrior, to ends eternal
Through the wreckage of the death of the day
Scent of silence under starlight spinning
A captured beast within a human skin

Are you searching for long lost landscapes
Lit by flowers and crystal cascades?
Where the lamb lies down with the lion
Where the wolf is one with the wild

Run, wolf warrior, through kingdoms’ chaos
Senseless cities and ghost towns towering
Howl, o’ hunter, though few know you’re crying
Face upturned into that midnight moon

Are you hunting for mystic mountains
Where the air is like liquid laughter?
Where the beasts inherit the earth
Where the last again will be first

Run, wolf warrior, to hide your hunger
The rain will wash away the pains of the day
In your eyes there are cold fires burning
Tongues of flame that can never be tamed

Are you running from Man’s delusion
Majestic madness and your exclusion
To where the lamb lies down with the lion?

Are you running down ancient pathways
Through this dark and deserted land
To where man is once more a child?

Are you running to freedom’s fortress
By the side of wide open seas
Where the wolf is one with the wild?

Run, run, run…

Run, run, run, run, run, run on, run on through the rain…

Sembrerà stupido, ma non saprete mai perché mi metto davvero a piangere quando ascolto questa canzone. E guardo la luna. E vorrei star scherzando.