Pensieri Sparsi

Non sono molto “In the Mood” (come recita la canzone) in questo periodo. Un periodo alquanto strano, movimentato, ed un pochino deprimente.

C’è gente che lavora parecchio in giro, che si fa un mazzo come una capanna per portare avanti un lavoro che nessuno è in grado di fare, o che nessuno ha intenzione di fare. Ma nonostante tutto questo, quello stesso qualcuno lo fa con impegno, perché in fondo lavora per qualcosa che gli piace. Sacrifica il proprio tempo, le proprie energie, ed in parte anche i propri fondi economici. E, tentando di fare ciò che deve nel migliore dei modi, fa quello che gli riesce meglio: il “thinking ahead”. Pensare a cosa succederà o non succederà in futuro facendo o non facendo cose oggi.

Altra gente però, non capisce o non vuole capire. Gente litiga, gente si divide, gente si scanna, gente abbandona. E sul più bello, ad un passo dalla completezza, il terreno futuro si sgretola sotto i piedi. Un futuro già palpabile diventa improvvisamente remoto. Tanta è la delusione da tali comportamenti che si perde qualsiasi forma di entusiasmo. A cosa serve lavorare quando qualcuno di punto in bianco decide che non ne vale la pena? Gente si lamenta per la poca partecipazione, quando per prima non è in grado di partecipare. Gente si lamenta di non essere ascoltata, quando non si è mai fermata a chiedere i punti di vista altrui, se non poco prima di sparare a zero quanto si ha da dire. Gente che si chiede se sia meglio andare o restare. La risposta, com’è ovvio che sia, oggi come ieri sarà sempre la stessa: “andate”. Non cambierò mai la mia risposta, dunque andate.

Quello che segue è però ciò che sapete ma non udirete mai: “non tornate”. Non tornate, nessuno ha bisogno di voi. Nessuno ha bisogno di gente che viene usata nel momento del bisogno per poi essere scartata per passare coi più forti. Nessuno ha bisogno di gente che si autoelegge a fautore e portatore della verità assoluta. Nessuno ha bisogno di una simile realtà.

Ma non da meno, non voltatevi mai, perché non è detto che vi sia un luogo in cui tornare. Ammesso che quella stessa persona abbia portato avanti il lavoro come al solito, cosa improbabile, e che abbia creato qualcosa di sempre più importante, cosa possibile, è probabile che l’unica cosa che voglia da voi è che andiate al diavolo. Potreste forse biasimarla?

In tutto questo c’è gente che viene e che va, che resta per un momento, quasi solo un istante, per poi andare via per tempo immemore. Ma il tempo passa, la gente avanza, progredisce, mentre quella stessa gente rimmane semi immobile.

E la mente immancabilmente vaga verso il proprio passato recente: il lavoro “ufficiale”, il lavoro “per divertimento”, le proprie preoccupazioni per il bene comune… non di meno, il constatare quanto sia vano. Quanto sia vano sprecare il proprio tempo per gente che non si preoccupa di riservarsi una piccolissima porzione di tempo per il bene comune. E, come nei peggiori incubi, il chiedersi perché? Per quale dannato motivo?

La risposta è semplicissima: non c’è motivo. Non c’è ragion che tenga. Nulla per cui valga la pena continuare a combattere.

Dopo interi giorni di riflessione, e quasi per caso, mi sono deciso nel compiere questo penultimo passo. Un penultimo passo, verso l’egoismo. Sono giunto alla conclusione, che se è possibile per alcuni ignorare tutto per del tempo che ritengono giusto, allora è altrettanto giusto per me prendere un periodo ritenuto giusto per ignorare tutto e tutti. Little that you know, quel periodo sarà eterno. Però forse non sarà abbastanza per ripagarmi di quel che ho passato.

Non sforzatevi troppo di capire quanto scritto sin qui: se non capite non è diretto a voi. E se lo è, è la dimostrazione di quanto ciò che ho scritto sia veritiero.

In questo periodo di vuoto mi sono soffermato spesso a pensare a tante cose. A tante piccole sfaccettature della realtà. Mi sono sentito, almeno in parte, solo. Ma al contrario di quanto potessi immaginare, mi sono sentito bene. Mi sono sentito vuoto, ma libero. Demotivato, ma padrone del mio tempo. Forse è poca cosa, ma potrebbe essere un buon inizio. Un inizio per una solitudine costruttiva.

Comunque negli ultimi giorni ne sono successe di cose strane. Gente che credevo persa, come un’ombra dimenticata relegata al passato, si è fatta viva con inaspettata allegria. Gente che mi aveva rimosso quasi letteralmente dalle “persone che popolano questo pianeta” è tornata a farmi visita come si farebbe tra vecchi amici di vecchia data. Senza motivo, e cosa ancor più piacevole, senza alcun doppio fine. Anche per loro, un pò come è accaduto per me in passato, un modo di dire “il purgatorio è finito, puoi tornare pure in paradiso”. Ed in questo caso, anche abbastanza letteralmente. Certo, anch’io ero restio a quei tempi di tornarci (e forse lo sono ancora), tanto quanto un demone possa amare il proprio inferno, motivo anch’esso per cui il fatto mi ha colto di sorpresa, però piacevolmente.

Un altro fatto divertente è stato leggere oggi l’oroscopo di qualche giorno fa. Cito testualmente: “Non ascoltate i consigli che qualcuno vorrà darvi per forza. Potrebbe anche essere in buona fede, ma non ha tutti gli elementi per giudicare la situazione”. Ho come il sospetto che stia parlando di Mad. Go for theory, yay!! Ricordando alcune conversazioni mi verrebbe da citare la “parabola di Pierino”: In teoria siamo milionari, in pratica abbiamo in casa due puttane. Think about it. O forse no, tanto ormai non conta più.

Mi è tornato alla mente un triste ricordo, o meglio, una triste catena di ricordi passati. Mi sono ricordato dei “lavori” passati, e non parlo degli ultimi tempi, quanto dell’ultima decade. Trovatomi come al solito, volente o nolente, a capo di un qualsivoglia progetto, mi sono sempre impegnato a fondo per portarlo a termine e farlo progredire. Immancabilmente, in un dato momento, qualcuno si è tirato indietro. Qualcuno ha deciso che era meglio trovare qualcos’altro. Qualcuno ha deciso che non se la sentiva. Tutti insieme hanno decretato che il mio impegno fosse stato vano, oggi come ieri.

Ed è per questo che oggi, molto più di ieri, mi sento morto. Ma a differenza degli altri tempi in dicevo di sentirmi morto dentro, questa volta è davvero così. In quei tempi passati, avevo ancora un fuoco che bruciava dentro, ora non più. Se fosse un fiabesco Final Fantasy, dubito che qualcuno abbia la possibilità di castare un Areiz, al massimo un semplice ress che duri fino alla successiva, prossima morte. Ed anche nel caso in cui ciò fosse possibile, è molto probabile che come in un più cartoonesco World of Warcraft si declini gentilmente l’offerta.

Consideratela una chiusura permanente. Verso tutti. Disbelief > all. E se proprio volete, datatela ufficialmente: 19-12-2007 04:27:21.

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